LA TUTELA MONUMENTALE

Il 14 Febbraio 1977 il complesso della Villa viene dichiarato di interesse culturale grazie alle caratteristiche peculiari degli edifici unici sul territorio sardo e tutelato con il Vincolo Monumentale ai sensi della Legge 42/2004 Art. 10. 2 e Art. 13 ex L. 1089/39.
Nel verbale sono indicati “un insieme di corpi articolati intorno ad un grande cortile con portico ad archi, torrione circolare ad angolo e muratura perimetrale a scarpa su modello di architettura militare tardo rinascimentale ed altri elementi architettonici di grande pregio“. Il perimetro include tre edifici e gli spazi compresi tra essi oltre un’ampia area lato sud-est.

Interventi di restauro e manutenzione

Di seguito si riporta, per tappe principali, le vicende della villa a partire dall’acquisizione da parte della società Diana Sei, attualmente facente capo alla fondazione Francesco Morelli. Per comprendere le azioni, è necessario considerare che tale acquisto era finalizzato a conversione della Villa Asquer in scuola I.E.D. e con tale obbiettivo venne progettato il principale intervento di restauro e manutenzione. Attività scolastica che, per motivi strategico-aziendali, di fatto non si attivò al suo interno.

La villa e il suo parco, per i quarant’anni successivi all’acquisizione da parte della società Diana 6 Srl, sono stati oggetto di ripetuti interventi di restauro e manutenzioni di tipo edilizio, ma soprattutto paesaggistico e botanico che ne hanno definito forme e bellezza. Tutto il complesso è sempre rimasto ad uso privato del Presidente Francesco Morelli, sul quale ha portato avanti il suo progetto identitario e di valorizzazione, indipendente dalla traiettoria imprenditoriale principale, investendo moltissime risorse culturali ed economiche fino alla sua morte avvenuta nel 2017.

Il nucleo più antico degli edifici è iniziato nel XVI sec. così come le aree attigue di stretta pertinenza, interamente sottoposte a vincolo monumentale, ed è da notare come tutti gli interventi siano stati migliorativi e rispettosi dei manufatti originari.

La società Diana Sei acquistò dalla famiglia Asquer l’intera proprietà comprensiva degli edifici, di un bosco e di alcuni fondi agricoli per un’area di quasi 23 ettari.
Il Presidente dell’Istituto Europeo di Design Francesco Morelli, titolare della società acquirente, inizialmente pensò di utilizzare la villa come sede cagliaritana della scuola da lui fondata.
Di tale periodo esistono alcune fonti fotografiche che documentano il reale stato degli edifici e delle aree circostanti. Le aree esterne di pertinenza erano tutte incolte oppure adibite a campi o pascolo eccetto l’area boschiva lato nord, che poi diverrà motivo del vincolo paesaggistico a tutta la proprietà.

L’intero complesso, eccetto che per un edificio, si trovava allo stato di rudere in totale abbandono, sicuramente oggetto di ripetuti atti vandalici e di incuria perpetrata negli anni. Gli edifici apparivano sventrati e diroccati, le coperture esistenti solo in alcune porzioni. Era comunque percepibile in alcune porzioni la volumetria originale, le mura antiche in pietra e la copertura con capriate lignee di ampie dimensioni. L’edificio adoperato come residenza, seppur in stato di obsolescenza si era comunque conservato nei suoi elementi principali dei torrini con loggiato e del corpo edilizio annesso.

Nel 1981 la Soprintendenza autorizzò la recinzione dell’intera proprietà a seguito della richiesta da parte dell’architetto Alfonso Gasperini, il quale curò tutti i lavori sulla proprietà, dall’acquisto della società Diana Sei Srl fino a metà anni ’90.
In questa fase venne delimitata l’intera area e iniziò la fase progettuale riguardante gli edifici e la sistemazione delle aree esterne trascurate dalla precedente gestione.
Nel 1982 la Soprintendenza rilasciò il nullaosta per i lavori di manutenzione straordinaria e restauro e venne autorizzato il progetto di manutenzione straordinaria e restauro della villa firmato dall’Architetto Alfonso Gasperini: in questa fase si costituì l’attuale impianto degli edifici. Inizialmente il progetto era finalizzato a preservare gli edifici e convertirli all’utilizzo come scuola I.E.D. di Cagliari, finalità che venne presto mutata.

L’elemento che colpisce sia il visitatore che il tecnico è l’obbiettivo perseguito sin dai primi interventi e mantenuto inalterato nel corso dei successivi 40 anni di gestione: non si è mai operato secondo la più comune logica speculativa, al contrario si sono adoperati notevoli capitali e risorse intellettuali per perseguire un ideale di armonia e bellezza dei luoghi. Non si è mai intervenuto con superfetazioni o economia commerciale, si è sempre privilegiato l’uso di materiali nobili e naturali, di spazi ampi e ambienti di pregio. Gli edifici subirono una trasformazione importante ma congrua ai manufatti originali, come si evince dalle tavole grafiche delle varie fasi progettuali.

Gli edifici

È l’edificio più antico e meglio preservato, di forma a “L” include due torrini fortilizi in pietra raccordati tra di loro da un loggiato porticato probabilmente originariamente una stalla. L’edificio principale è su due livelli e si innesta ortogonalmente rispetto al loggiato, è caratterizzato nelle facciate da un ritmo di finestre con profili ad arco a tutto sesto e arco a sesto acuto. La copertura ha il tetto a doppia falda con capriate lignee e manto in coppo sardo.

I torrini, risalenti al XVI sec., sono similari alla base ma con differente altezza, probabilmente il minore non è stato mai concluso ed è stato inglobato nella copertura del loggiato. Essi sono realizzati con una tessitura in opus mixtum con conci di forme regolari e irregolari di differenti dimensioni in pietra calcare unita ad altri tipi di pietre con qualche intrusione di laterizio.

L’edificio B è stato in buona parte ricostruito ex novo sull’impianto originale che appariva molto degradato ed in parte ridotto allo stato di rudere. Grossomodo inscrivibile in un quadrato, era costituito da una serie di magazzini collegati tra loro da passaggi ad arco. Alcuni di questi ambienti erano di grandi dimensioni e insieme hanno dato origine all’impianto attuale, caratterizzato da grandi spazi, forme molto regolari e grandi vetrate.

L’edificio B è caratterizzato da ampi ambienti di forma molto regolare collegati tra loro intorno ad una hall centrale. Sono presenti tre aule a doppia altezza e un ambiente uffici posto sul lato opposto. La hall è caratterizzata da ampie vetrate che consentono la vista sul parco e sui cortili compresi tra gli edifici.

Anche l’edificio C è stato in buona parte ricostruito ex novo sull’impianto originale che appariva degradato allo stato di rudere. Gli ambienti dell’edificio originario avevano la funzione di magazzini, caratterizzati da grandi ambienti porticati.

La forma in planimetria è a “L” con un corpo principale di grandi dimensioni e uno secondario adibito a zona servizi. La conformazione attuale dell’edificio è quella ottenuta con il progetto Gasperini del ’82. Esso si presenta con due aule di grandi dimensioni entrambe caratterizzate da una serie di portefinestre su entrambi i lati, memoria dei porticati delle strutture originarie.

Al momento dell’acquisto gli edifici si trovavano circondati da sterrati e aree incolte. Inoltre, tra un edificio e l’altro esistevano delle recinzioni, anche queste ammalorate, che definivano alcune aree dei cortili di pertinenza di magazzini e depositi. A conferma di ciò le foto anni ’80 documentano uno stato di forte degrado esteso anche agli spazi attigui gli edifici.

Dopo la ristrutturazione del ’93, si procedette con la progettazione delle sistemazioni esterne, il cui completamento avvenne intorno ai primi anni 2000. Sono presenti testimonianze degli antichi collegamenti murari tra i vari edifici che servivano a definire gli spazi necessari alle attività agropastorali durante gli anni della gestione Asquer. Questi sono stati rielaborati per diventare elementi decorativi, come i due portali con cancello in ferro battuto intorno all’edificio A e il sistema di muretti che cingono lo spazio a sud dell’edifico C.

Edificio B - Sala riunioni test alt

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