UN COMPLESSO ARCHITETTONICO DI INTERESSE CULTURALE

Da quaranta anni Villa Asquer e il suo parco sono protagonisti di un progetto architettonico e ambientale unico, una metafora viva della capacità umana di mutare e arricchirsi, senza mai perdere la propria identità. Prima di questo processo, nel 1977, l’area è stata riconosciuta dalla Soprintendenza ai beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Cagliari come un complesso di interesse culturale. I suoi edifici risalgono alla prima metà del XVI secolo e la rendono l’unica azienda agricola fortificata della Sardegna: una realtà da tutelare e conservare sotto vincolo monumentale. Nello stesso 1977 il suo parco è diventato una risorsa verde protetta da vincolo paesaggistico dalla Regione Autonoma della Sardegna.

Il nucleo più antico della Villa era composto da tre edifici disposti intorno a un grande cortile con un portico ad archi e da altri elementi architettonici. Sullo stile rustico patrizio si sono succedute nei secoli modifiche e aggiunte che, con le loro caratteristiche tipiche di diversi periodi storici, ci raccontano la storia della tenuta. L’area boschiva presentava uliveti, una pineta, radure e macchia mediterranea.

Nel 1979 l’intera area di ventitre ettari, di proprietà della famiglia Asquer, viene acquistata da Diana Sei, società amministrata dal fondatore dello IED (Istituto Europeo di Design) Francesco Morelli. Se l’obiettivo di rendere l’area una sede IED sarà poi ripensato, il design, il senso del bello e l’eclettismo nell’armonia resteranno comunque protagonisti.

Cambiare, conservare, restando fedeli al proprio io

Morelli rende Villa Asquer la sua oasi personale, un posto in cui riflettere, ragionare, e realizzare un processo di trasformazione senza limiti temporali e finalità imprenditoriali. Per quasi quarant’anni investirà, sul suo luogo dell’anima, risorse culturali ed economiche senza mai risparmiarsi. Alla sua morte, nel 2017, la Fondazione Francesco Morelli prenderà in mano la realizzazione dei progetti, tramite la società Diana Sei.

Nel 1979 però, la situazione era molto diversa. Tutto il complesso, tranne un edificio, era da tempo abbandonato. Gli edifici erano diroccati, più volte vandalizzati e ridotti a ruderi, le recinzioni abbattute o assenti in molti punti. L’area boschiva e agricola era incolta. In questo stato generale di incuria era comunque possibile intuire le dimensioni degli edifici originali, la copertura di grandi travi di legno (o capriate lignee) e delle mura antiche in pietra. La casa padronale conservava le torri basse e robuste, il loggiato e lo stabile a cui era collegato.

Nel 1981 inizia il percorso di tutela e conversione della Villa e della sua area in una nuova sede IED. L’architetto Alfonso Gasperini è incaricato di seguire i lavori, e lo farà sino a metà anni ’90. Dopo avere richiesto e ottenuto dalla Soprintendenza l’autorizzazione alla recinzione dell’intera proprietà nel 1981, l’anno successivo Gasperini ottiene il nullaosta e l’autorizzazione per i lavori di manutenzione straordinaria e restauro sugli edifici.

L’atmosfera che possiamo respirare oggi, l’aspetto restaurato degli edifici e delle aree verdi, sono il risultato delle volontà di Morelli, progettate insieme a Gasperini. Oggi come quaranta anni fa ciò che anima il processo di valorizzazione dell’intera tenuta è la ricerca di un ideale di armonia e bellezza dei luoghi, evidente agli occhi di chi visita Villa Asquer. Per questo rifugio di libertà Morelli e Diana Sei hanno scelto di stare lontano da logiche di speculazione e di economia commerciale. L’imprenditore ha investito con cura e dedizione nell’uso di materiali nobili e naturali in continuità, anche nello stile, con quelli delle costruzioni originali, nella realizzazione di spazi ampi e di pregio. Come testimoniano le tavole grafiche delle varie fasi progettuali, l’importante trasformazione degli edifici non ne ha mai snaturato l’essenza.

Gli edifici

La storia della tenuta inizia nel XVI secolo con il cosiddetto Edificio A, il più antico e anche il meglio conservato. A forma di L, è composto da due torri basse e fortificate del XVI secolo collegate da un loggiato porticato, che doveva essere in origine una stalla. Il corpo principale a due livelli nasce tra una torre e il loggiato e crea il braccio più lungo della struttura a L. Le sue facciate sono caratterizzate da lunghe serie di finestre con arco a sesto acuto (semicircolare) e a tutto sesto (con due lati curvi che si incontrano formando una sommità appuntita). Il tetto, a due spioventi o a doppia falda, è sostenuto da capriate lignee e coperto da un manto in coppo sardo, una tipologia di copertura resistente e dal caratteristico profilo ad onda.

Delle due torri fortilizie del XVI sec. con base circolare di dimensioni molto simili, è probabile che una, la più bassa, non sia mai stata ultimata. È questa torre a unire il loggiato e l’edificio principale. Le mura sono realizzate in opera mista (opus mixtum), una tecnica di costruzione romana che unisce cemento, pietra e mattoni. Infatti, i materiali di costruzione sono conci (blocchi di pietra squadrata) irregolari e regolari di pietra calcarea di diverse dimensioni e altri tipi di pietra con qualche parte in mattone (o laterizio).

Questo edificio di pianta approssimativamente quadrata era molto danneggiato, in parte ridotto a rudere non agibile. È stato protagonista di un’importante ricostruzione sulla base dell’impianto originale, che ha recuperato la serie di magazzini collegati tra loro da passaggi ad arco. L’edificio attuale è stato infatti modellato sulla volumetria dei magazzini, che sono diventati ampi spazi di forma regolare intorno a un grande salone con ampie vetrate. Il salone si affaccia sul parco e sui cortili compresi tra gli edifici, la struttura ospita tre aule di diverse altezze e un ambiente uffici.

Anche l’edificio C, prima degli interventi dell’architetto Gasperini, era ridotto a rudere e costituito da magazzini, in questo caso collegati da porticati. La struttura attuale è il frutto del progetto dell’82, che ha recuperato l’impianto originale. Nella pianta a L troviamo un grande corpo principale e una zona servizi, sul lato corto. La struttura ospita due grandi aule, in cui i porticati originari sui due lati sono diventati due lunghe serie di portefinestre.

Al momento dell’acquisto anche gli spazi tra gli edifici erano in uno stato di forte degrado, presentavano sterrati e aree incolte. Le recinzioni che univano gli edifici e delimitavano alcuni cortili di magazzini e depositi erano deteriorate, come testimoniano le foto scattate negli anni ‘80. Nel 1993, finita la ristrutturazione partita nell’82, iniziava la fase di progettazione delle aree esterne. Durerà sino ai primi anni ‘2000. Le testimonianze delle antiche mura che collegavano gli edifici e definivano gli spazi dedicati alle attività agro-pastorali nei tempi della famiglia Asquer sono ancora lì. Sono state integrate e rielaborate per diventare elementi decorativi, come i due portali con cancello in ferro battuto intorno all’edificio A e il sistema di muretti a sud dell’edifico C.

Edificio B - Sala riunioni test alt

SCOPRI DI PIU’ DI PIU’ SU VILLA ASQUER